NON E’ COLPA SUA …
“E’ con le migliori intenzioni che spesso si ottengono gli effetti peggiori” (O. Wilde) e questo è sotto gli occhi di tutti sfogliando i giornali, osservando ciò che succede nelle scuole e nelle famiglie come risultato di soluzioni educative che non sanno più educare. Infatti si è passati nel volgere di cinquant’anni da un modello educativo autoritario ad un modello educativo iperprotezionista il cui risultato più evidente è che molti genitori si sostituiscono ai figli per ciò che concerne la risoluzione di qualsiasi problema i loro pargoli incontrino sul loro cammino. Ecco allora che se mio figlio prende un brutto voto a scuola io come genitore mi sento in dovere di correre ai ripari andando dalle insegnanti a contestare l’ingiustizia subita, se mio figlio non ha amici sento l’impellente bisogno di organizzare incontri per lui e telefono agli altri genitori per sponsorizzare la causa del mio cucciolo, se la direzione didattica vieta l’utilizzo dei cellulari durante le lezioni tuono contro questo sopruso facendo firmare petizioni perché “altrimenti se il mio bambino sta male come farà a comunicarmelo?”, se mio figlio ha smontato mezza scuola sarò sempre pronto a giustificarlo dicendo che lui poverino ha soltanto reagito a provocazioni subite e che quindi non è assolutamente colpa sua “è molto sensibile e se viene stuzzicato mi sembra normale che reagisca no?”.
Si sta assistendo ad una totale e progressiva
deresponsabilizzazione dei figli con la conseguenza che sempre più
stanno aumentando in età evolutiva problematiche ansiose, difficoltà
di gestione dell’aggressività, instabilità e insicurezze. Infatti
cercando di risolvere i problemi dei nostri figli ci sostituiamo a
loro impedendo così quel naturale percorso di crescita che implica
il superamento di ostacoli e la tolleranza di frustrazioni per
potersi costruire come personalità forti, in grado di gestire le
mille sfide che la vita continuamente ci mette di fronte. Crescono
così aquile senza ali, incapaci di spiccare il volo, piccoli tiranni
che pretendono il cielo senza dare nulla in cambio perché questa è
la consuetudine e che di fronte alle richieste esterne si dimostrano
spesso annoiati, infastiditi, impauriti. E’ bene sapere che così
facendo i genitori non stanno rispondendo ai bisogni dei figli, ma
alla loro incapacità di tollerare che il proprio bambino possa
essere autonomo frenando così il percorso che di fronte alle
difficoltà va ad attivare la capacità di problem solving e
l’adattabilità alle diverse situazioni. Sostituendosi in modo così
massiccio ai bambini, i genitori danno loro un messaggio ambiguo in
quanto se da un lato il bambino si sente protetto, dall’altro si
sente squalificato, viene messo nella posizione di non poter attivare
le sue risorse e questo ha un effetto devastante sulla sua autostima
che paradossalmente viene minata alle radici. Infatti la costruzione
dell’immagine di se è il frutto della possibilità di fare
esperienze, di sbagliare e ristrutturare i propri errori attraverso
le conseguenze che essi hanno, di accettare i limiti e cogliere le
sfide come possibilità di sperimentarsi. Non si può pretendere il
rispetto delle regole se le regole vengono continuamente violate in
famiglia e se il modello che si offre è un modello che giustifica
sempre attraverso la denigrazione dell’altro. Diventare adulti
significa affrontare un duro cammino che implica la progressiva
rinuncia della propria onnipotenza, del proprio egocentrismo, del
considerarsi il sole attorno al quale ruotano tutti gli altri
pianeti, in altre parole divenire adulti significa saper rinunciare a
quello che è il solo principio di piacere e associare ad esso il
principio di dovere. Essere genitori fermi, che sanno tracciare il
percorso, consapevoli dei propri obiettivi, capaci responsabilizzare
i figli evitando di iperproteggerli e giustificarli in continuazione
è una forma di rispetto per i figli stessi e di amore. Per fare ciò
è l’adulto stesso che deve innanzitutto ridimensionare la propria
onnipotenza, il proprio bisogno di prevaricare sugli altri, la
propria tendenza a vedere nelle altre persone sempre e soltanto dei
nemici da neutralizzare in modo da diventare un modello vivente per
l’adulto di domani. Sapersi mettere in discussione, diventare
flessibili, accettare che le cose non vadano sempre e soltanto come
noi vogliamo, saper diventare fluidi e adattabili come l’acqua
tanto da saper assumere che il nostro punto di vista è solamente un
frammento di realtà è il più bel regalo che possiamo fare ai
nostri figli e la migliore eredità che possiamo lasciare a chi in
futuro dovrà sperimentare a sua volta la difficile arte di essere
modello di vita. (Paolo Lovera)
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